Mi chiamo Delprazio, fra due anni avro' un anno.Ascolto la radio dalla televisone che si è rottta già dieci volte ma non l'ho mai cambiata.
Faccio le rime con la mano sinistra e le cambio davanti al balcone dove guardo la gente.E mi innamoro di ogni sguardo che mi scruta per piu' di un istante.
Poi torno a casa e mi metto a piangere perchè non ricordo mai le strade per arrivare a capire che senso ha vivacchiare.
Mi chiamo Delprazio e figuratevi il cognome.Mio padre mi ha trovato dentro la mano di una ruspa quando avevo 6 anni.Il giorno dopo sono morto due volte guardando le pagine di un libro di favole sfogliarsi da sole.
Ho imparato a scrivere il nome dei miei amici sulle mani per ricordare il mio, invidio tutti i padri e le madri che cenano con la tv in fiamme.E scrivo tutto nei temi.La maestra ha chiamato lo psicologo, lo psicologo ha chiamato mia madre, mi ha madre ha chiamato il prete che ha detto che sono posseduto dal demonio.
Io mi chiamo Delprazio e mi masturbo gettando lo sperma nel lavandino.Anche su qualche amico mio ma poi mi vergogno e mi taglio con i vetri.Mi addormento pensando ai funerali delle persone famose e che il purgatorio è qui.
Getto le reti in mare anche quando sono al fiume, guido auto immaginarie su un triciclo rosso, grido quando spengo la luce e quando si illumina la stanza apro l'ombrello.
Mi chiamo Delprazio e bevo alla fontana di tanto tempo fa i titoli delle notizie di domani, sul treno per Viadiqua mi hanno sempre fatto scendere, delprazio, delprazio, delprazio che leggeva i numeri di telefono sul muro mentre guardava Non ci resta che piangere con Benigni e Troisi.
Ho scoperto che l'unicità ci accomuna e la molteplicità è solo l'inganno di una rivista per molti uno.Anche cosi' voglio attenzione e dichiaro la mia sconfitta nel deserto.
La casualità della paternità e dei rapporti tutti, nato in islanda o guatemala, fa lo stesso.
Mi chiamo Delprazio...come mi chiamo?Non ricordo il mio nome, ce l'ho scritto sul muro e sul piede e quando cammino cambio identità e quando la notte salto da un letto all'altro e mi vomito addosso e mi piscio sulle mani irriguardose e mi lavo i piedi con le lacrime e spoglio i cigni con la mia timidezza di insicuro da mille e una notte, blu come il volo del sonno, timoroso dello scandalo che deriverebbe dallo scoprire che non ho nessuna legge all'infuori di prolungare tutto con film da due lire e zero averi.Tutto masterizzato, anche il cuore.
Mio amico cielo nero, un giorno l'ho vomitato dalla bocca e guardavo tutt'intorno e non capivo e avevo paura eppure sorridevo ai sorrisi di poca luce.Erano le sei di pomeriggio oscurato dalle finestre abbassate per nascondere i miei movimenti di dolore.Le lacrime le avevo fatte sparire con un cenno della mano, all'improssivo non ricordavo perchè erano tutti li'.Io che avevo paura di tutto ho dormito su un cuscino di angeli per tre giorni e guardavo in alto e ti chiamavo e sorridevo mntre mi prendevi in giro.Le poche piante che ho, be', non mi interessano piu, ho lasciato la pasta a congelare e quello è il mio addio,ho sbuffato per l'ultima volta.Poi una volta ancora.Ed ero in piedi e tu mio servo mi lavavi le gambe invisibili e non potevo neanche ricordarti chi ero, stella di champagne di compleanni tristi. Mio signore ho immaginato le strade che avrei percorso e tutti gli incontri che avrei fatto e ho invitato nuovi giovani adepti a venire con me.O delprazio che è il mio nome di lusinghe passate e mari evitati.
Le miei origini le ho viste fotografate da un aereo di poca pazienza e ho saltato allegro gli anni ed ero madre e zia allo stesso tempo, ero assolo e orchestra, sono memoria che scorre accartocciata.Volevo i violini ho regalato sorrisi per addii, le rose le ho viste all'improvviso e poi le ho fatte scomparire.Ho portato con me il cappello che avevi quando ti ho conosciuto cosi te lo posso ridare.Te l'avevo promesso quando mi guardavi piano e abbassavo la testa pensando di fare un peccato.L'azione genera una reazione di mille sensi di colpa.
Poi sono ritornato Delprazio tutto ad un tratto ed ero ancora in piedi ma zoppicavo sulla mia testa a forma di pietra miliare e sono andato in un bosco e mi sono sdraiato e ho baciato le foglie e mi sono ammalato sotto la pioggia inventando poesie e mischiando il futuro che diventava passato prossimo con le frasi da tramandare ai diari che pero' non erano mai le mie.
Ahime' mi sono perso cercando un senso al sentiero infinito..."delprazio è sparito" si gridava in paese mentre mi riconoscevano nei caroselli allegri della festa del paese.Eppure io non c'ero, ero aquila in spazi da fenicottero impazzito e brucavo e bruciavo le mani al pastore con il mio soffio di calore.
Delprazio sono immaginifico lontano dal destino che mi aspetta perchè siamo tutti qui per sbaglio o per un capriccio degli dei malvagi che giocano con le nostre vite da crampi al polso, polipi incapaci di nessuna decisione.
Sono Delprazio e mio padre è solo un nome.Come tutti i padri e figli e amici del mondo
lunedì 4 giugno 2007
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2 commenti:
tutto un pò ermetico..ma è un'ermetismo ke ti tocca quindi ci sarà qualcosa sotto..e d'altr'onde..se nn sei vuoto dentro anke se scrivi abbandonando le dita in balìa della tastiera di un computer nn puoi scrivere il niente..
complimenti!
dimenticavo..nn offendiamo nomi e cognomi strani!e ho detto tutto!
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